Il grande equivoco juventino; Osvaldo o Llorente?

Antonio Conte e la sua Juventus tre giorni fa sono riusciti ad imporsi anche in quel di Genova, in uno stadio incandescente, contro un Genoa che sembra davvero tornato per ritmi e intraprendenza quello del primo ciclo Gasperini. I bianconeri hanno vinto grazie al cosiddetto “colpo del campione”, ma hanno saputo accettare la sfida a tutto campo di un Grifone che non aveva davvero nulla da perdere, uscendo alla grande dall’opera di ricucitura con i propri tifosi dopo una serie di stagioni troppo altalenanti.

Nello spartito della Vecchia Signora, non così lucido e sicuro come un tempo, in pochi comunque hanno sfigurato (Vidal, Llorente e Lichtsteiner stranamente tra i più remissivi). E’ stata battaglia, e la Juventus l’ha accettata a costo di far saltare schemi, applicazioni e tempi di un calcio organizzato che non può sempre essere matematico (tanto meno in Italia dove le avversarie ti studiano in ogni minimo dettaglio).

C’era però una curiosità particolare nell’undici di partenza juventino: la presenza dal primo minuto, per la prima volta in campionato, di Osvaldo. Che non è Tevez, nonostante abbia messo nel sacco entrambe le occasioni avute nel primo tempo. Non è Tevez nel senso che non può giocare come spalla di una prima punta naturale come Llorente. La controprova sta nel fatto che è stato Llorente a fare da spalla a Marassi per lunghi tratti, parso quindi piuttosto spaesato e impreciso. Oltre che spossato.

Dialoghi pochi tra di loro, accesi soltanto dalle iniziative dei centrocampisti. Quindi Osvaldo è un “nove”, come Llorente è un “nove”. Calciatori diversi che, se la Juventus avrà intenzione di riconfermare congiuntamente, Conte sarà costretto a gestire, scegliendo uno o l’altro a seconda dello stato di forma, delle caratteristiche degli avversari e del tipo di partita che vuole provare ad impostare.

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